EUFORIA E CONOSCENZA. SUL ROMANZO DI LILY KING

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di Giulio Sapori

Un romanzo che ho letto con molto piacere è stato Euforia di Lily King (Adelphi, 2016). Una piccola perla.

Nel 1933 in Papua Nuova Guinea, si incontrarono tre grandi dell'antropologia novecentesca: Margaret Mead, Reo Fortune e Gregory Bateson.
Questo episodio reale è ciò da cui prende ispirazione la scrittrice per far partire la sua immaginazione. Attenzione: non è la loro storia, ma di tre personaggi inventati: Nell, Benkson e Fen.
Oltre a narrare la vita avventurosa dei tre personaggi in queste terre 'fuori dal mondo', la scrittrice anima la vicenda di questioni epistemologiche.

Leggendo, infatti, siamo portati a interrogarci sul sapere 
antropologico, sul suo statuto epistemico. Possiamo considerare l'antropologia una scienza?
Per molti, come il padre scienziato di Benkson, l'antropologia è mera “assurdità”. Ha come oggetto di studio qualcosa di impossibile da oggettivare, quantificare. Quindi è fuori dallo stretto recinto scientifico.
Il suo intento è quello di studiare le culture altre. 
Come si può fare? Come facciamo a comprendere l’alterità incarnata in un universo simbolico diverso dal nostro, senza cadere nel soggettivismo?
Questo interrogativo non trova una risposta definitiva e, sopratutto, non si esaurisce all’interno di una disciplina ma tracima nell’ambito esistenziale, interpersonale: come avviene che due individui si comprendano? E quale atteggiamento dobbiamo praticare, il distacco o l'amore?

Per Nell, personaggio controcorrente (ispirato alla Mead), la passione, l'amore, il coinvolgimento sono elementi fondamentali per tentare di comprendere l'Altro: non intratur in veritatem nisi per caritatem, potremmo dire con Agostino.

L'amore come condizione di conoscenza profonda, non di mera illusione. Un amore come coinvolgimento rispettoso, che non si fa volontà di possesso, come in Fen, suo marito. Volo ut sis: voglio che tu sia quello che sei.
In questa prospettiva non si tratta di perdere la propria soggettività, ma di ampliarla, di farla accogliente.
Questo metodo ‘caldo’ di Nell riattiva la mente e il cuore di Benkson, inariditi dalla pratica esistenziale ed epistemologica del distacco.

E l’euforia? L’euforia è quel momento 'apocalittico' in cui ti sembra di vedere e capire chiaramente l'Altro (gruppo, cultura, singolo), in cui l’Altro si presenta come un paesaggio terso, senza zone d'ombra. In cui la mappa sembra sovrapporsi al territorio. Ma è un momento. “Dopo ti prende la disperazione, perché ti rendi conto che non ci capirai mai niente. Ma in quel momento ti senti padrone di tutto. Non c'è euforia più breve e più pura” (p. 54).

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