PERCHÈ IL FINE NON GIUSTIFICA I MEZZI. UNA CRITICA ALLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE

Leave a Comment

di Giulio Sapori

Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra il mezzo e il fine vi è appunto la stessa inviolabile relazione che vi è tra il seme e l'albero. 
(Gandhi)

La mia critica alla sperimentazione animale
parte dal fatto che i risultati conseguiti non giustificano, sic et simpliciter, i mezzi utilizzati.

I nazisti hanno conseguito risultati scientifici grazie al fatto di poter sperimentare sugli uomini (Auschwitz, oltre a produrre morte in serie, offre anche “materia prima” per esperimenti. “Materia” utilissima e per di più a “basso costo”. Sono le parole di uno dei medici che lavoravano al famigerato Blocco 10, dove operavano professori come Carl Clauberg, Horst Schuman e Eduard Wirths. Nel suo diario è scritto: “L’uomo era l’animale sperimentale che costava di meno, meno di un ratto”).

Il problema con la sperimentazione animale non è tanto se porti o meno risultati (gli esperimenti diretti sugli uomini ne porterebbero di più!), ma se sia giusto o meno considerare gli animali-non umani, a noi geneticamente vicini, 'modelli' per risolvere problemi umani.
Pensare che la sperimentazione sia addirittura necessaria è follia: la vivisezione può non essere. L'unica cosa effettivamente necessaria è la morte (necesse è proprio ciò «da cui non c'è modo di ritirarsi»), anche se la scienza medica, o meglio l'ideologia medica, sembra un po' rimuoverlo (e molto del suo potere sta in questa rimozione: Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?).La fine della sperimentazione animale, per passare ad altri tipi di sperimentazione, non sarà la morte di nessuno. Anzi.

In sintesi, della vivisezione critico l'idea fallace che la sperimentazione animale sia GIUSTA perché UTILE. Se questa è la logica, allora la sperimentazione su soggetti umani senza diritti sarebbe molto più utile, visto che non è possibile definire la validità o l'efficacia di un farmaco o di una terapia genica direttamente dopo la fase di sperimentazione sugli animali non-umani, ma è obbligatorio un trial clinico sull'uomo. Ma la sperimentazione sugli uomini è molto regolamentata per ragioni ETICHE.
La storia è ricca di abusi, per es. il Tuskegee syphilis study, una ricerca svolta dal servizio sanitario pubblico degli Stati Uniti concernente lo studio della sifilide non curata. Tra il 1932 e il 1972, anno in cui fu posto termine all'esperimento, erano stati esaminati più di 400 uomini afroamericani, allo scopo di monitorare l'evoluzione delle manifestazioni cliniche della malattia con l'invecchiamento e, dopo la loro morte, effettuare l'autopsia dei cadaveri.

Il problema, quindi, è ETICO prima che scientifico: è giusto o sbagliato...? E non: è utile o no...? La schiavitù è utile per gli schiavisti, ma è giusta?

Poi, andando nello specifico, vediamo come molta sperimentazione sia anche inutile, obsoleta.
La ricerca sul cancro che utilizza moltissimi animali, ad esempio, continua a portare scarsi benefici ai malati, tant'è che dopo 50 anni di sperimentazione sugli animali, i tre principali metodi medici per la lotta al tumore sono l'asportazione chirurgica, la chemioterapia e il miglioramento degli stili di vita. Tanto che Azra Raza, professoressa di medicina e direttora del prestigioso Mds Center della Columbia University di New York, dice: “Una verità innegabile che viene ignorata o alla quale viene messa la sordina nella ricerca sul cancro è che i modelli di topo non riproducono la malattia umana e sono essenzialmente inutili per lo sviluppo dei farmaci”.

La ricerca sugli animali non-umani non è necessaria poiché letteralmente 'può non essere'. E' una procedura storica, che non c'è da sempre. Per questo è possibile pensare di andarvi oltre. Finirebbe la scienza? Ovviamente no. Rallenterebbe? Probabilmente no. Questo significa che non è necessaria. Mantenere il senso di possibilità è invece necessario, soprattutto se ci crede 'scientifici'.

0 commenti:

Posta un commento

Powered by Blogger.